Chiesa di San Marco Evangelista
La vicenda storico/architettonica della Parrocchiale di Gardone è lunga 400 anni. Conclusa la sua edificazione nel 1606 (forse uno degli architetti è stato Pietro Maria Bagnadore), vede l’apertura di ulteriori due cappelle ancora tra il 1939 ed il 1945.
Nel cuore di Gardone Val Trompia, la chiesa parrocchiale dedicata a San Marco Evangelista si presenta come un affascinante intreccio di storia, arte e devozione. Le sue origini risalgono al XIV secolo, quando nel territorio sorgeva una cappella filiale della pieve di Inzino. Fu solo nei secoli successivi, con l’ampliarsi della comunità e l’intensificarsi della vita religiosa, che si rese necessario un edificio più grande, degno di rappresentare la fede e l’identità locale.
L'Architettura della Chiesa: equilibrio e solennità
La ricostruzione dell’edificio attuale avvenne tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, in un periodo di fervore architettonico e spirituale ispirato dalla Controriforma. La chiesa fu consacrata nel 1606 dal vescovo Marino Zorzi. L’autore del progetto non è noto con certezza, ma alcuni studiosi ritengono che vi sia la mano di Pietro Maria Bagnadore, artista bresciano attivo in quegli anni.
Dal punto di vista architettonico, la chiesa si sviluppa su pianta a croce latina, con tre navate separate da robusti pilastri cruciformi che sorreggono arcate a tutto sesto. Le volte a botte nella navata centrale e a crociera in quelle laterali conferiscono ritmo e profondità allo spazio, mentre il presbiterio rialzato accoglie l’altare maggiore sotto una cupola emisferica, a sottolineare il cuore liturgico dell’intero edificio.
Il suo interno, solenne e articolato, fu decorato da Eliodoro Coccoli tra il 1924 e il 1930, che seppe armonizzare l’arte sacra con una sensibilità moderna. All’interno si conservano opere di grande pregio. Tra queste spicca l’“Ascensione di Gesù” di Francesco Paglia, pittore bresciano del Seicento, e la “Presentazione di Gesù al Tempio” del pittore Lucchese, una composizione intensa per equilibrio e narrazione. Di particolare rilievo è anche il “Martirio di San Pietro da Verona”, dipinto da Agostino Galeazzi nel 1599, e “Il martirio di San Pantaleone” (1628), firmato da Antonio Gandino, uno degli artisti più noti della scuola lombarda del tempo.
Non meno interessante è la tela raffigurante “Il sacrificio di Melchisedec”, attribuita a Grazio Cossali, tra i maggiori pittori attivi a Brescia nel tardo Cinquecento.
Un’opera di particolare rilievo scultoreo è la soasa dell’altare maggiore, un imponente apparato ligneo che rappresenta uno dei capolavori del Cinquecento bresciano. Viene attribuita a Clemente Zamara, affiancato da Clemente Tortelli, due tra i più noti scultori della loro epoca, che seppero fondere rigore classico e vivacità espressiva in un equilibrio armonico.
Nel Novecento la chiesa fu ampliata con l’aggiunta del transetto (1936–1939) e restaurata internamente nel 1966. A fianco sorge il campanile in pietra, mentre poco distante si trova il rinascimentale Palazzo della Loggetta, datato 1538.
3 motivi per una visita:
- “L’Ascensione” di Francesco Paglia;
- La soasa dell’altare, direttamente dal miglior ‘500 bresciano;
- Un tuffo integrale nella storia artistica di Gardone.
Modalità di accesso: libero e gratuito.
Contatti:
Telefono: 0308913293